Con una sentenza resa il 16.3.2022 il Tribunale tedesco di Heidelberg ha riconosciuto al ricorrente un risarcimento del danno pari ad € 12,50 per ogni e-mail di spam ricevuta (ossia per ogni e-mail promozionale inviata senza il consenso del destinatario e senza altra base giuridica idonea), ribaltando precedente sentenza che si limitava ad imporre la cessazione dell’invio di e-mail di marketing.

L’art. 79 GDPR riconosce ad ogni interessato il diritto di proporre ricorso giurisdizionale qualora ritenga che i diritti riconosciutigli dal GDPR siano stati violati a seguito di un trattamento; il successivo art. 82 GDPR riconosce il diritto al risarcimento del danno che ne deriva.

In Italia, fino ad oggi, i suddetti principi son stati declinati con prudenza dalla Cassazione che, in tema di spam, ha sempre affermato che il diritto alla privacy non è risarcibile in re ipsa ma è subordinato alla dimostrazione del requisito della “serietà del danno” e della “gravità della lesione”. Prova diabolica, che di fatto ha ridotto di molto l’effettività della tutela normativa per gli interessati, che continuano ad essere bersaglio di attività di spamming selvaggio spesso impuntito (oltre che di telefonate indesiderate continue).

In tale contesto, la sentenza tedesca, certamente innovativa, potrebbe aprire la strada ad una rivisitazione dei criteri di risarcibilità dal danno da marketing diretto illegittimo.