“La privacy è un diritto umano inalienabile”. Questo è l’incipit rinvenibile nella sezione Privacy del sito web di Apple (v. link), ripetuta come un mantra da Steve Jobs, prima e da Tim Cook, ora.
Nel perseguire la tutela dei dati personali, Apple sta rafforzando in maniera marcata il suo vantaggio rispetto agli altri competitor, che sembrano decisamente meno interessati al tema.
Nel corso della Apple Worldwide Developers Conference, tenutasi a Cupertino il 7-11 giugno 2021, sono state presentate numerose nuove funzionalità volte a tutelare i dati personali degli utenti Apple.
Le novità.
In particolare, Apple ha introdotto una funzione per la protezione della privacy all’interno di Mail, l’app di posta elettronica del sistema iOS. Su Mac, iPhone e iPad questa applicazione impedirà a chi invia una newsletter o un messaggio di spam di raccogliere informazioni sull’utente: quando viene aperta l’e-mail, da dove, quali link vengono cliccati, ecc. (informazioni normalmente a disposizione di chi utilizzi servizi mailing di fornitori quali Mailchimp).
Ad essa si aggiunge il potenziato sistema antitracking di Safari, che utilizza le tecnologie di apprendimento automatico on‑device per bloccare il monitoraggio effettuato da alcune aziende specializzate nella raccolta di dati, che vengono poi sfruttati per creare un profilo digitale dell’utente-consumatore e proporgli annunci mirati, rispondenti cioè ai suoi interessi e abitudini.
Apple fornisce un servizio di anonimizzazione completo, non permettendo (nemmeno a se stessa) di acquisire informazioni sull’identità di chi naviga e sulla cronologia di navigazione. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, che certo le altre Big Tech – che hanno fatto della raccolta ed elaborazione massiva dei dati personali il proprio core business – non avranno apprezzato.
Gli abbonati ad iCloud, senza alcuna variazione del prezzo, avranno a disposizione un tool per nascondere la propria e-mail a terzi e sfruttare i video sicuri per le telecamere connesse a HomeKit, il sistema di automazione intelligente di Apple.
È stato creato, per iOS 15 e iPadOS 15, App Privacy Report, un sistema che permette agli utenti di controllare attraverso una schermata delle impostazioni quali app sono autorizzate, ad esempio, ad accedere alla loro posizione, a scattare foto, riprendere video, registrare audio, quali l’hanno usata negli ultimi 7 giorni e con chi potrebbero aver condiviso i dati, indicando un elenco di tutti i domini di terze parti che la singola app contatta.
Per quanto riguarda l’assistente vocale di Apple, Siri, l’elaborazione del riconoscimento vocale necessario ad attivarlo avviene non più sul cloud ma direttamente sul dispositivo Apple, impedendo a quest’ultima di ascoltare le conversazioni dell’utente.
Le novità in ambito di protezione dei dati sono numerosissime. Si pensi alla protezione della memoria, ai limiti alle tipologie dei software development kit (SDK) di terze parti integrabili all’interno del proprio codice, alle modalità di anonimizzazione delle richieste di registrazione dei dati, alla presenza obbligatoria di una funzione di cancellazione all’interno delle app a cui gli utenti si possono registrare.
La presenza delle API.
Da segnalare è la cospicua presenza di API (Application Programming Interface), insiemi di procedure pensate per la tutela della privacy che si trovano sparsi tra le differenti funzionalità delle piattaforme di Apple.
A titolo esemplificativo, si segnalano: Handoff, che si occupa del passaggio wireless di informazioni tra device Apple, GameKit per i giochi, MapKit per la geolocalizzazione, CloudKit per i servizi di iCloud, PassKit, il wallet di Apple e il sistema di pagamento ApplePay, ma in prospettiva anche i documenti di identità e WidgetKit, con le nuove funzioni potenziate, ad esempio, per la home di iPadOs.
Considerazioni finali.
Su 250mila API che Apple afferma di fornire, attraverso i vari SDK, sulle sue piattaforme, il numero di soluzioni tecniche pensate per la tutela dei dati e della privacy degli utenti continua a crescere in modo significativo.
Questo aumenta la complessità per gli sviluppatori e forse ha anche determinato un rallentamento nello sviluppo di nuove funzionalità per Apple rispetto alla concorrenza, limitando fortemente – ad esempio – la possibilità di arricchire le mappe o di personalizzare le funzioni di Siri.
Lo stesso Craig Federighi, dirigente della Casa del Mac, afferma che si tratta di “uno svantaggio competitivo dal punto di vista degli altri, ma la cosa giusta da fare”.
Da Xcode, l’Integrated Development Environment (IDE) di Apple, emerge che sulla privacy Apple sta facendo un lavoro unico rispetto a competitor quali Microsoft, Google, Amazon e Facebook e sta accelerando sempre di più.
Si è detto che la crociata per la privacy nasconde un secondo fine, ossia quello di mantenere “chiuso” il proprio sistema. É possibile, ma ciò non toglie che gli utenti che hanno a cuore la tutela dei propri dati abbiano di che rallegrarsi.