Recidiva reiterata e calcolo della prescrizione

Con la sentenza n. 13463, depositata il 5.04.2016, la Corte di Cassazione ritorna sull’argomento della prescrizione riferito al caso di recidiva reiterata.

Recidivo è il soggetto che, condannato per un delitto non colposo, ne commette un altro.

Qualora un soggetto già recidivo commetta un ulteriore delitto non colposo, al medesimo verrà contestata la recidiva reiterata che, per giurisprudenza pacifica (Corte di Cassazione, Sez. Un. 20798/2011), è qualificata circostanza aggravante ad effetto speciale e in quanto tale incide sul tempo necessario ad estinguere il reato per prescrizione.
Infatti l’art. 157 co. 2 c.p. prevede che per calcolare il termine di prescrizione di un reato si debba tener conto delle circostanze aggravanti ad effetto speciale, ovvero di quelle che importano un aumento di pena superiore ad un terzo (art. 63 co. 3 c.p.). Tra queste necessariamente va ricompresa la recidiva reiterata che incide sulla pena potendone determinare un aumento fino a due terzi (art. 99 co. 4 c.p.).
Per completare il quadro normativo sul tema si deve ricordare la disposizione dell’art. 161 co. 2 c.p. che, in caso di atto di interruzione del tempo necessario a prescrivere, prevede che il termine massimo di prescrizione per il recidivo reiterato non possa essere superiore a due terzi rispetto a quello base determinato secondo i criteri fissati dalle regole generali.
In tal modo, in caso di recidiva reiterata, per la determinazione del tempo di prescrizione del reato commesso si dovrà tener conto della pena risultante dall’aumento della recidiva quale circostanza aggravante (metà nel caso in cui sia contestata la recidiva semplice, due terzi qualora si tratti di recidiva aggravata) e, qualora intervenga un atto interruttivo della prescrizione, si dovranno sommare ulteriori due terzi.
Secondo parte della giurisprudenza si dovrebbe applicare solo uno dei due aumenti, lasciando al giudice la decisione caso per caso sulla rilevanza da attribuire alla recidiva reiterata.
La Sezione Seconda della Corte di Cassazione ha osservato che, così ragionando, si introdurrebbero nell’Ordinamento dei principi vaghi che non consentirebbero al cittadino di conoscere con precisione le norme sul punto, violando in tal modo il principio di tassatività.
Sulla base di questa spiegazione la sentenza in esame stabilisce che la recidiva reiterata debba incidere sia “sul calcolo del tempo necessario a prescrivere….quale circostanza aggravante ad effetto speciale”, come statuito dall’art. 157 co. 2 c.p., sia “sull’entità della proroga di detto tempo, in presenza di atti interruttivi”, ai sensi dell’art. 161 co. 2 c.p.